It was nice. Surreal, but nice.

Lo disse Hugh Grant a Julia Roberts in Notting Hill, lo possiamo dire noi di questa giornata appena passata. La penultima giornata è la giornata della surrealtà.

Surreale l’atmosfera di Genoa-Milan, a porte chiuse per non so quale strana decisione: non è che cambia poi molto, se le due tifoserie decidono di fare incidenti li fanno, con o senza stadio.

Surreale la Diretta gol di Sky, con lo stemma del Chievo sostituito dallo scudetto con un errato numero 18 (massimo 17 e mezzo, gli scudetti in tribunale non possono valere come quelli guadagnati sudando). Per come stava andando il secondo tempo, lo stemma del Chievo stava andando in qualche altro posto degli interisti, diverso dai teleschermi.

Surreale il fatto di essere arrivati al terzo posto, pur (meritatamente) perdendo, grazie ai risultati delle altre squadre. Mi manca il vero Milan, mi manca la squadra che faceva tremare il mondo, la squadra che vinceva con le sue forze. In fondo in fondo mi va bene, ma mi fa un po’schifo.

Surreale come un presidente possa essere tanto sadico da cacciare con un calcio un allenatore a cui dovremmo costruire statue in platino.

Surreale come una squadra, e questa volta non mi riferisco al Milan, riesca a rovinarsi in un solo anno: dagli applausi all’inizio ai fischi, ai fumogeni alla fine. Solo complimenti. A proposito di ciò, surreale come tengano fuori gli striscioni e le bandiere e facciano entrare degli esplosivi. Già, questa è la vera surrealtà.

Tutto sommato, pur con tante ombre, la giornata, col 3°posto e il discorso scudetto ancora aperto (e i tifosi di una certa squadra ancora con la possibilità di piegamento a 90°), la giornata è stata nice. Ovviamente non nice come un bacio con Julia Roberts.

Surreale anche dove siamo finiti in 9 anni. 9 anni, già: tanti ne sono passati dal giorno più bello della mia vita. Fu surreale anche quel giorno: si avverò l’impossibile. E, per ricordare a certuni che vogliono distorcere la realtà, noi 6 ne abbiamo fatti in 90 minuti. Voi in 180.

httpv://www.youtube.com/watch?v=JkF7aZUiHy0&feature=related

Per chiudere: complimenti al Portogruaro per la B raggiunta. È bello come nuove realtà emergano, battendo vecchie glorie del calcio come il Verona.

Il Re d’Inghilterra

E’ l’artefice del quarto scudetto nella storia del Chelsea. Gliel’ha fatto vincere dopo 1470 giorni e fra mille difficoltà. Ma per i grandissimi come Carlo Ancelotti quelle che per noi “normali” sono difficoltà diventano cose semplici.
Dopo essere  stato mandato via (incomprensibilmente) dalla sua squadra del cuore, lo ha voluto fortemente il Chelsea, e non è un caso. La squadra di Abramovich era in netto calo, anagraficamente anziana (29 anni di media, la squadra più vecchia di sempre ad aver vinto la Premier) e soprattutto senza grandi prospettive per quest’anno, visto che la decisione della proprietà è stata quella di non investire sul mercato gli stessi soldi degli anni precedenti. Lui come al solito si è adattato alla situazione, accontentandosi di Ross Turnbull, Daniel Sturridge e Yuri Zhirkov (dal CSKA Mosca), modeste riserve che non hanno quasi mai giocato nel corso della stagione. Si è affidato ai “senatori” della squadra, riuscendo a ottenere da loro molto di più di quello che normalmente avrebbero dato, e ha vinto il campionato. Lo ha vinto a modo suo, senza grandi proclami, con poche parole e soprattutto zero protagonismo. Non erano abituati a personaggi di questo tipo a Londra, e probabilmente hanno capito che i veri uomini di calcio sono proprio questi, per questo lo hanno adorato fin dal primo giorno. Non hanno perso la fiducia in lui neanche quando sono stati eliminati ingiustamente in Champions, per colpa di alcuni errori arbitrali vergognosi e una serie pazzesca di infortuni (all’andata, al San Siro, fu costretto a mettere Malouda terzino perchè non aveva nessun altro da far giocare). Senza parlare della bufera che ha colpito il giocatore più rappresentativo della sua squadra, John Terry, proprio in quel periodo. Ma lui è stato zitto, non una lamentela è uscita dalla sua bocca. I grandissimi allenatori sono questi, capaci di vincere di tutto e di più e allo stesso tempo di passare quasi inosservati.

Mi manca il buon Carletto. E dire che lui sarebbe rimasto, nonostante per anni abbia dovuto subire le critiche del presidente e ingoiare mille rospi. Non disse mezza parola neanche quando Galliani ebbe il coraggio di dire che il Milan dell’anno scorso era una squadra da scudetto. Lui sapeva bene che non era così (con i Maldini e Favalli titolari in difesa), ma è stato zitto e ci ha provato lo stesso, portando la squadra al terzo posto (ma a pari punti con la seconda), il massimo risultato che poteva ottenere, dopo aver ampiamente dimostrato di essere un grande facendoci vincere tutto. Non ha risposto, non si è ribellato, lui vuole troppo bene al Milan e non avrebbe mai fatto nulla per destabilizzare l’ambiente.
Purtroppo non tornerà da noi, lo aspetta la nazionale quando finirà la sua avventura a Londra. E’ uno dei più grandi al mondo, lo ha dimostrato al Milan, al Chelsea e continuerà a dimostrarlo ovunque andrà.

Grande Carletto, da ieri Re d’Inghilterra.

Finalmente terzi!

http://www.repubblica.it/images/2010/05/09/160622043-90e52010-64a8-4d92-895d-6d7c3c7e4c1e.jpgE finalmente terzi. Partiamo dalla nostra partita, quella di Genova, partita strana anche a causa delle porte chiuse. Partita noiosa. Primo tempo meglio noi, secondo tempo squadre che si controllano e Genoa che segna. La squadra mi è parsa soprattutto deconcentrata, vuoi per i rumors sul prossimo allenatore erroneamente lasciati trasparire a 4 giornate dalla fine vuoi per il clima.

E così accadde che al gol del Genoa la partita Champions diventa Palermo – Sampdoria. E allora tutti su diretta gol. In un pomeriggio che pareva da incubo, con la Samp che vinceva a Palermo, l’Inter che vinceva 4-1 in casa e la Roma che perdeva in casa. E’ un po’ una sensazione strana dover guardare le altre partite perché non ce la si fa con le proprie gambe, ma è da cinque giornate che si prospetta questa situazione. Per fortuna poi si è raddrizzato tutto, o quasi, già perché il 4-4 del Chievo l’avrebbe raddrizzata definitivamente.

Ma pensiamo a noi. L’obiettivo era confermare il risultato dell’anno scorso e l’abbiamo fatto con una giornata d’anticipo. Siamo in Champions risparmiando 265 milioni di Euro. Da qui bisogna ripartire. Per quest anno il nostro scudetto è vinto. Per quello vero, confidiamo nel Siena.

Con la testa al domani…

Ultima trasferta dell’anno, si va a Genova, sponda rossoblu. Come è capitato in queste ultime partite, gli spunti più interessanti non vengono dal campo, ma da ciò che circonda la partita. O meglio, c’è ancora un terzo posto da mettere al riparo, ma tutto sommato la situazione è tranquilla e l’ingresso diretto alla prossima Champions League potrebbe essere una cosa matematica al 90′. Vedremo, al momento non mi interessa dilungarmi sui calcoli e sulle varie possibilità. Lasciamo che si giochi, lasciamo che Palermo e Samp si contendano il quarto posto nella partita clou della penultima giornata e, a fine giornata, tireremo le somme.

Dicevamo delle voci dall’esterno dunque. Per Leonardo sarà l’ultima trasferta sulla nostra panchina, anche ieri non ha parlato di futuro facendo intuire (come del resto fa da qualche settimana) che la sua storia a Milano è giunta al capolinea. Capitolo Pato: a due mesi di distanza dell’ennesima ricaduta della sua sfortunata stagione, il Papero è pronto a tornare. Non si placano le voci sul suo trasferimento al Chelsea a fine stagione. Secondo il Times si potrebbe chiudere intorno ai 45 milioni di euro. La mia opinione è che vendere il giovane più talentuoso è il più grande errore che si possa fare. Pato, oggi, non ha prezzo.

Partita delicata anche per quanto riguarda l’ordine pubblico. Nelle ultime ore il prefetto ha preso la decisione di far giocare la partita a porte chiuse. Nessun tifoso a Marassi dunque. E pensare che sono passati 15 anni dall’uccisione di Vincenzo Spagnolo…che dire, un’altra vittoria dello sport.

La formazione? La solita delle ultime partite, mancherà Ambrosini per squalifica quindi ballotaggio Flamini-Gattuso col secondo in vantaggio. Qualcuno azzarda Pato dal primo minuto, ma è più probabile che inizi in panchina con Huntelaar in campo accanto a Borriello e Ronaldinho che si giocano le ultime carte per i Mondiali (più il primo per la verità).

Mettere al sicuro il terzo posto oggi vorrebbe dire preparare con serenità la gara con la Juve, la partita degli addii: a Leonardo, a Pato (?), a una stagione complessa (ma non negativa).

Van Basten, perchè no.

http://mohamedsalim.files.wordpress.com/2006/07/robo-coach1.JPG?w=400&h=275Si parla tanto in questi giorni di Marco Van Basten come futuro allenatore del Milan. A dire la verità se ne parlava anche l’anno scorso. Sarebbe una scelta errata e pericolosa. Nel seguito di questo post cercherò di spiegarvi il perché

1) Pessima gestione del gruppo. Chi ha visto il mondiale 2006 se lo ricorderà bene. Van Nistelrooy, sino a quel momento uno dei mattatori del torneo, tenuto in panchina per un litigio il giorno precedente. Mandò in campo Dirk Kuyt e rimase lì in piedi a lasciare la propria nazione alla deriva. Non volle mai Seedorf, nonostante nei suoi anni migliori, salvo poi ritornare sui propri passi tra mondiale 2006 ed Europeo 2008.

2) Spregiudicatezza tattica. Da questo punto di vista potrebbe esserci anche una continuità con Leonardo. Il 4-2 e fantasia potrebbe avere una successione pericolosa. Pericolosa perché per giocare con gli schemi di Van Basten ci vogliono terzini che spingono e attaccanti che corrono. Borriello e Ronaldinho non so quanto possano andare bene. L’11 Orange stesso sembrava dovesse fare sfracelli, ma era messo male in campo.

3) Uso spregiudicato dei giovani. E’ vero c’è un progetto. Ma non bisogna esagerare. Non sono i giovani che fanno vincere le partite, e lui da questo lato ha sempre esagerato.

4) Incapacità di fare mercato. L’Ajax cedette Heitinga e Huntelaar e acquistò Sulejmani, Cvitanich, Wielaert. Allontanò Stekelenburg per Vermeer. Il risultato? L’obiettivo era qualificarsi per la Champions League e agguantò a malapena l’Europa League agli spareggi.

5) Carattere. Forte. Troppo forte. Se in via Turati cercano uno Yes-men che si metta a 90 agli ordini di Berlusconi non è la persona giusta. All’inizio potrebbe essere un bene, ma poi a fine anno si ritroverebbe nelle stesse condizioni attuali di Leonardo.

6) Risultati. Parlano da soli. Eliminato subito nelle prime gare ad eliminazione diretta a Mondiali ed Europei. Stagione fallimentare con l’Ajax di cui egli stesso si dichiarò responsabile. Un anno dopo, questo, l’Ajax ha chiuso il campionato con 106 gol all’attivo e 20 al passivo giocando il più bel calcio di tutta l’Olanda.

Insomma, cara dirigenza, per favore non rovinare anche l’immagine del più grande calciatore della nostra storia, se non di tutti i tempi. Chi prenderei? Ne parlerò prossimamente in un altro post.

Storie di calcio: Olympique Marsiglia-Milan 3-0 (a tavolino)

20 marzo 1991, stadio Vélodrome, Marsiglia. Il Milan si gioca tutto nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Campioni. All’andata era finita 1 a 1, risultato inaspettato e che costringe i rossoneri a vincere nel difficile campo dei francesi. Il Milan è la squadra più forte del mondo, viene da due vittorie consecutive in Coppa Campioni e in Coppa Intercontinentale, la sua fama è nota in ogni angolo del pianeta. In quell’anno molto si parlava della tv a pagamento, visto che il primo giugno 1991 segnò l’inizio delle trasmissioni criptate di Telepiù 1, la prima pay tv italiana. E poi la prima chiamata con un cellulare GSM dalla rete finlandese Radiolinja (ma per l’Italia bisognerà aspettare ancora qualche anno) e sarà anche l’anno della Guerra del Golfo. Miss Italia sarà Martina Colombari, mentre il 26 dicembre il Soviet Supremo scioglie formalmente l’URSS.

Il Milan parte maluccio, non riesce a prendere in mano la gara e ha pochissime occasioni. Raymond Goethals, allenatore dell OM ingiustamente sottovalutato dal mondo del calcio, prepara la partita alla perfezione da grande stratega qual è, e imbriglia la squadra di Sacchi in una ragnatela dalla quale è difficilissimo uscire. Sono i padroni di casa ad avere due occasioni nella prima mezz’ora, mentre il primo squillo milanista arriva con Gullit, che al 31esimo di testa anticipa il portiere Olmeta ma non riesce a inquadrare la porta da ottima posizione. Nel secondo tempo ci si aspetta un altro Milan, e invece si continua con lo stesso leit motive della prima frazione: l’Olimpique Marsiglia chiude tutti gli spazi, pratica un gioco molto duro e il Milan non riesce a imporsi come vorrebbe. Partita nervosa, e al 75′ ecco il patatrac: Abedi Pelé pennella dalla sinistra un bel pallone per Papin, che in area di testa appoggia sulla destra per Waddle, abile a calciare di prima un diagonale lento ma preciso, che sorprende Sebastiano Rossi. La partita di fatto finisce là, con i padroni di casa che hanno un’altra clamorosa occasione a pochi minuti dal 90esimo con Vercruysse, che solo davanti al portiere non riesce a mettere dentro il gol della sicurezza. Subito dopo arriva il colpo di scena: appena scattato il 90esimo uno dei riflettori del Velodrome si spegne, e lascia il campo parzialmente al buio.

E’ il finimondo. L’inviato di Italiauno, che trasmetteva in esclusiva la partita, è a bordocampo e cerca di intervistare i giocatori: Gullit è perplesso e afferma che senza una luce adeguata non si può giocare, Tassotti chiarisce che se i riflettori si fossero riaccesi si sarebbe riniziato a giocare senza problemi. E in effetti le luci si riaccendono, anche se parzialmente, e l’arbitro invita i 22 in campo a riprendere il gioco. A questo punto un uomo con indosso un impermeabile chiaro entra in campo e inizia a fare strani gesti, invitando i giocatori a rientrare negli spogliatoi. E’ Adriano Galliani, e in questo modo il Milan, di fatto, decide di suicidarsi. La partita è quindi sospesa, lo stesso Galliani negli spogliatoi spiega di voler presentare ricorso, ma non si immagina neanche quello che sarebbe successo da lì a qualche settimana. Ormai la frittata è fatta, la società rossonera qualche giorno dopo precisa in un comunicato che “il Milan non presenterà alcun reclamo tendente a cambiare il risultato del campo, che riconosce ottenuto dall’Olympique Marsiglia con pieno merito”. Ma purtroppo non basterà, e la punizione dell’Uefa sarà esemplare quanto giusta: un anno senza competizioni europee. E’ la fine del ciclo di Arrigo Sacchi, qualcuno ha paura che sia la fine del grande Milan. Per fortuna non sarà così, visto che a partire dalla stagione successiva inizierà la storia di un Milan diverso, ma ugualmente forte e vincente: quello di Fabio Capello.

OLYMPIQUE MARSEILLE: Olmeta, Amoros, Di Meco, Boli, Mozer, Germain, Casoni, Waddle, Papin, Pelé, Fournier (81′ Vercruysse). All.: Goethals
MILAN: S. Rossi, Tassotti, P. Maldini, Ancelotti (56′ Massaro), Costacurta, Baresi II, Donadoni (73′ Simone), Rijkaard, Agostini, Gullit, Evani. All.: Sacchi
Arbitro: Karlsson

Destinazione Madrid – 6° puntata: il Bayern di Van Gaal

Alzi la mano chi a settembre avrebbe detto che il Bayern sarebbe arrivato a Madrid. Alzi la mano chi l’avrebbe detto dopo i 19 punti nelle prime 14 giornate. Alzi la mano chi lo avrebbe detto prima della partita con la Juve in cui i bavaresi erano praticamente fuori e Van Gaal era praticamente esonerato. Sì ok, una vecchia regola non scritta del calcio è “non sottovalutare mai i Tedeschi”, però…

Complimenti al Bayern e complimenti a Van Gaal, dunque, che dopo un avvio pieno di problemi ha saputo far quadrare il cerchio e passo per passo  è andato a prendersi lo scudetto in patria e tra due settimane si giocherà la possibilità di compiere un’impresa. Un’impresa per quanto detto sopra (ossia le premesse di inizio stagione) e perchè, oggettivamente, i tedeschi partono sfavoriti.

Il cammino del Bayern si apre con un secondo posto nel girone, alle spalle del Bordeaux, ma davanti alla Juve, cacciata fuori nell’ultimo turno con la vittoria esterna per 4-1. Agli ottavi è la Fiorentina ad essere eliminata, il Bayern passa grazie ai gol segnati in trasferta (e a macroscopici errori arbitrali). Ai quarti è il turno del Manchester, strepitosa rimonta dei bavaresi che sotto di tre gol riescono a trovare con Olic e Robben i gol-qualificazione (anche qui grazie alle reti in trasferta). Tutto facile in semifinale, doppia vittoria sul Lione e biglietto per Madrid staccato.

Ora l’inter. Sulla carta non c’è storia, ma non sottovalutiamo Van Gaal (maestro di Mourinho). Mancherà Ribery, il Bayern ha tentato la via del ricorso, ma la UEFA non ha accettato. Viene così a mancare uno dei due elementi qualitativamente migliori della squadra di Monaco. L’altro è Arjen Robben, pericolo numero uno. Il resto della squadra è composto da buoni giocatori e onesti mestieranti. Il punto debole sta in difesa, Demichelis e Van Buyten non sono in grado di dare sicurezza contro Eto’o, Milito e Sneijder.

Per il Bayern è l’ottava finale di Champions della storia, i trofei sinora alzati sono quattro: tre a cavallo degli anni dal 1974 al 1976 e uno vinto a San Siro ai rigori contro il Valencia nella stagione 2000-01, ultima finale disputata.

Quando il tifo va oltre…

Ci risiamo: in questi giorni i tifosi tornano ad essere i protagonisti del calcio più dei giocatori. Roma-Inter di stasera è considerata una partita a forte rischio, le misure di sicurezza dentro e fuori l’Olimpico sono state intensificate per cercare di mantere l’ordine pubblico.

Questo perchè si dice che a tifare per i nerazzurri potrebbero essere presenti molti tifosi laziali, gemellati da tempo con l’Inter, in un rapporto divenuto quasi fraterno durante la partita di domenica sera. E dunque la finale di Coppa Italia tra Inter e Roma, tra Mourinho e Ranieri potrebbe diventare l’ennesimo pretesto per assistere a scontri tra tifosi laziali e romanisti. Potrebbe, sarei felice se domani questo post fosse del tutto anacronistico.

Tifosi laziali e romanisti che poi sono esattamente gli stessi che negli ultimi anni si sono trovati più volte fianco a fianco. Lo erano quando hanno fatto sospendere il derby nella stagione 2003-04, spargendo tra tribune e campo (si perchè, ovviamente, gli ultrà sono entrati in campo a parlare coi capitani…) la voce che una camionetta della polizia avesse investito e ucciso un bambino, lo erano nel 2007 quando misero a ferro e fuoco mezza Roma, alleandosi in un’unica orda giallorosso-biancoazzurra contro il nemico comune: le forze dell’ordine (chi volesse rinfrescarsi la memoria, legga qui). Il tutto, fino all’escalation degli ultimi giorni, con i tifosi laziali che arrivano a fischiare i propri giocatori che provano a non perdere (!) e ora che intendono “partecipare” ad una partita che non li rigurda minimamente.

Come al solito il mondo ultrà (e in particolare quello capitolino) mostra grande coerenza. Un giorno tutti amici e uniti contro gli sbirri, il giorno dopo gli uni contro gli altri, in un derby parallelo, quello dei coltelli. Poi magari ci vengono anche a dire che loro sono più tifosi di noi, che è normale andare al derby con spranghe e coltelli (purtroppo non ho trovato il link dell’intervista a quello pseudo-tifoso), che non possiamo capire. Che c’è da capire?

Ovviamente il discorso non riguarda esclusivamente Roma (che pure è il cuore del tifo violento). Per rimanere all’attualità, domenica i tifosi genoani intendono non fare avvicinare i milanisti allo stadio, a quindici anni di distanza dall’uccisione di Vincenzo Spagnolo.

E’ anche inutile fare della retorica stucchevole, sappiamo bene come funziona: tanto clamore per qualche giorno e poi si infila di nuovo la testa sotto la sabbia. Non servono i biglietti nominali, non servono i tornelli, gli imbecilli si spostano a 100 metri dallo stadio e sono liberi di fare ciò che vogliono. Dico solo che questo non è calcio, questi non sono tifosi. Ben vengano le proteste “colorate” (tifosi con la stessa sciarpa o la stessa maglietta), ben vengano le pañolade, ben vengano i tamburi, gli striscioni e la bandiere nelle curve. Quello che non deve entrare è l’odio.

Nè Roma… nè Juve. Inter Campione!

Per non dimenticare….

NELLA STORIA DOVRA’ RESTARE

5 MAGGIO FESTA NAZIONALE!

Buon 5 maggio a tutti.

Meno venti

Il 90% dei milanisti (e, ripeto, dei MILANISTI, non dei tifosi della Sangiovannese o di qualche squadretta come il Lecce) che si incontrano per strada, alla domanda “Per chi tiferai il 22?” risponderanno col nome di quella provinciale con cui condividiamo generosamente lo stadio (che se ne vadano nell’hinterland).

Beh, NOI (mi sento, per una volta, di parlare a nome di tutti i redattori del blog) NO. Prima di tutto per la prima motivazione che viene data: “È comunque una squadra italiana”. E io sono Marco Van Basten.

E’ impossibile anche semplicemente non biasimare una squadra con cui non si è  mai stati in rapporti quantomeno decenti. Peraltro tifare Inter, anche per una sola partita,  significa tifare contro il calcio. Significa tifare per la logica dei Guido Rossi e company, per la logica delle partite “dubbie”, per la logica dell’alzare la voce, dell’insulto, eccetera. E per la logica delle squadre stranamente senza verve e delle tifoserie compiacenti (vedasi Lazio ieri): dopo certe partite, invece che Pazza Inter, dovrebbe partire “Ponsci ponsci popopo” (la canzoncina del grattaevinci).

E pure al netto di queste cose, tifare Inter significa tifare contro la Coppa dei Campioni/Champions’ League che dir si voglia; il trofeo che abbiamo tante volte onorato con innumerevoli finali negli ultimi 20-25 anni non può che dirsi disonorato da una squadra che è arrivata in finale in maniera così disonesta: in semifinale, tra andata e ritorno ci sono state talmente tanti favori alla squadra dello Special Uan, da far impallidire e più volte vomitare Eupalla (il mitologico dio del Calcio di Gianni Brera). L’altra componente è stata la fortuna: dopo un girone di qualificazione imbarazzante, concluso con una stentata qualificazione, i turni ad eliminazione diretta sono stati: Chelsea nel momento peggiore della stagione, CSKA Mosca che sarebbe stato battuto anche dal Portogruaro, e Barçelona sfiancato da un estenuante viaggio in pullman. Pare che ci siano intercettazioni riguardanti telefonate tra Moratti e l’Eyjafjallajokull.

Tifare Inter significa tifare “l’unico uomo vero in un calcio finto” (questa segniamocela, è la battuta del secolo), che non perde occasione per insultare gli avversari, per darsi del non-pirla e augurarci seru tituli. Mourinho è l’amico dei media, se li gioca e tramite loro (soprattutto tramite i lacchè interisti dell’ex-giornale sportivo più neutrale) riesce a soggiogare gli avversari, a creare timore, e grazie a questo rosolamento riesce a fare qualcosa con una “non-squadra”. In sostanza, vero come una mozzarella canadese.

Infine, non ho mai sentito di interisti che abbiano tifato Milan nel 2005 o nel 2007, anzi ric0rdo ancora di come le maglie e i gadget del Liverpool fossero andati a ruba in quelle due occasioni. Perciò, NOI NO. Non vedo l’ora di farmi grasse risate il 23 mattina. A meno che non capiti un altro portoghese…

Nazionale assurda

Portieri: Buffon, De Sanctis, Marchetti, Sirigu
Difensori: Bocchetti, Bonucci, Cannavaro F., Cassani, Chiellini, Criscito, Grosso, Legrottaglie, Maggio, Zambrotta
Centrocampisti: Camoranesi, Candreva, Cossu, Gattuso, Marchisio, Montolivo, Palombo, Pepe, Pirlo.
Attaccanti: Borriello, Di Natale, Gilardino, Iaquinta, Pazzini, Quagliarella.

Questi sono i 29 giocatori chiamati per uno “stage” dall’allenatore della nazionale, Marcello Lippi. Credo che l’unico da aggiungere alla lista dei giocatori che andranno ai mondiali sia DeRossi, che non è stato chiamato perché deve giocare la finale di Coppa Italia.
Credo che alla fine di questi giocatori che ha chiamato Lippi siano da togliere Sirigu, Quagliarella, Candreva, Maggio, Criscito, Bocchetti, Montolivo: gli altri, giocatore più giocatore meno, faranno parte della rosa che andrà al mondiale.
Inutile dire qualcosa, a parte che è uno schifo. Io non mi sento rappresentato da questi vecchietti, non sento questa squadra rappresentativa del mio Paese. Ma allo stesso tempo non ci vedo niente di strano: un Paese dove i giovani sono penalizzati in tutte le categorie della vita, non vedo perché non dovrebbero esserlo nel calcio.

Ma andiamo alla mia rosa ideale, i 23 che porterei in ritiro per il Sud Africa:

PORTIERI: Buffon, Marchetti, Sirigu.
DIFENSORI: Cassani, Santon, Chiellini, Bonucci, Nesta, Balzaretti, Criscito.
CENTROCAMPISTI: DeRossi, Montolivo, Nocerino, Cossu, Conti, Marchisio, Palombo.
ATTACCANTI: Totti, Borriello, DiNatale, Cassano, Balotelli, Marchionni.

Questa la mia formazione ideale: 4-3-3 Buffon, Cassani, Nesta, Chiellini, Balzaretti; DeRossi, Montolivo, Cossu, DiNatale, Borriello, Cassano.

E la vostra rosa ideale, qual è?

Rimangano pure, ma facciano le riserve

Dida 6.5 Non sbaglia nulla. Ma non facciamoci ingannare come al solito, se ne deve andare.
Zambrotta 5 Decente in fase di copertura, disastroso in fase di spinta. E’ alla frutta.
Thiago Silva 7.5 Regge da solo una difesa mediocre senza farsi ammonire. Commette un piccolo errore, lo giustifichiamo.
Favalli 6.5 Non sbaglia nulla, è perfetto in rapporto alle sue potenzialità. Ha 39 anni, bisogna solo ringraziarlo.
Antonini 6 Gioca come sa, sbaglia poco, ma quando si propone davanti non è incisivo.
Ambrosini 5.5 In difficoltà all’inizio, si riprende ma si fa espellere a fine partita. Se la stagione fosse finita due mesi fa sarebbe stato tra i migliori, peccato.
Pirlo 5 Un tempo, anche quando pressato, non aveva difficoltà a liberarsi e trovare un compagno smarcato. Oggi è un giocatore molto diverso da quello che era in passato, se ne faccia una ragione.
Seedorf 6 Buona partita, soprattutto nel primo tempo. Cala ovviamente alla distanza.
Huntelaar 6.5 Per l’ennesima volta viene messo in un ruolo non suo, ma lui se la cava bene e crea molti problemi al suo diretto avversario.
Borriello 6 Si guadagna il fallo del rigore, ma non è brillante come al solito.
Ronaldinho 8 E’ un fenomeno. Regala un assist ogni tre minuti, pazzesco. E ogni tanto torna pure a coprire.
Flamini 6 Entra gli ultimi minuti e il suo contributo si sente.
Mancini s.v. Voglio essere generoso… Ma possibile che Adiyah sia così tanto più scarso di questo qua?
Inzaghi s.v.

Anche ieri è apparsa evidente una cosa: alcuni giocatori non sono più in grado di giocare a grandi livelli da titolari. Zambrotta, Pirlo, Seedorf sembrano le brutte copie di quelli di 2-3 anni fa. Lo stesso Ambrosini dopo una stagione ottima è calato alla distanza. Sono tutti giocatori che l’anno prossimo renderanno ancora meno di quest’anno. Per fare una stagione decente, il prossimo anno questi giocatori dovrebbero passare dallo status di titolare a quello di riserve. Perchè giocatori di questo livello, se usati come alternative e giocano massimo 20-25 partite all’anno, possono ancora fare cose buone. Da titolari fissi non reggono.
Ovviamente i vari Gattuso, Oddo, Kaladze, Jankulowski non possono neanche fare da alternative. Loro vanno cacciati proprio.

Milanisti che ridono…

E’ ancora una volta il Liverpool il crocevia della stagione per Carlo Ancelotti. Il suo Chelsea si presenta ad Anfield Road forte di un punto di vantaggio sul Manchester United, impegnato in una trasferta sulla carta più agevole. Siamo alla penultima in Premier League, la giornata di oggi ci dirà tantissimo (se non tutto) su chi alzerà il trofeo.

Ancora una volta il Liverpool, dunque. Rafa Benitez e i suoi sono l’ultimo ostacolo per Carletto, come ad Istanbul, come ad Atene. Per la verità questo Liverpool è veramente poca cosa, fuori dall’Europa e senza un proprietario. In estate smobiliterà: via Benitez, via Mascherano, via Torres, fino (forse) al sacrificio supremo, quello del capitano Steven Gerrard.

Ma guai a dare le cose per scontate, anche se quando hai Carlo Ancelotti in panchina puoi stare tranquillo che difficilmente ti sbaglia una partita fondamentale (il primo interista che viene fuori a ricordare gli ottavi di Champions vince una Premier di cartone!). E’ stato così anche oggi, il suo Chelsea soffre nella prima mezzora, ma poi con la solita concretezza capitalizza una follia di Gerrard con il gol del solito Drogba (33 in stagione). Da lì è tutto in discesa, il raddoppio di Frank Lampard avvicina la Premier a Stamford Bridge. Il Chelsea si fa aprezzare per qualche bella azione in contropiede, soprattutto con Malouda, giocatore assolutamente rigenerato da Ancelotti.

Basterà superare domenica prossima il modesto Wigan in casa propria per aggiudicarsi il trofeo. Teoricamente la certezza matematica potrebbe arrivare anche oggi tra un paio d’ore se lo United non dovesse vincere in trasferta col Sunderland. Sottigliezze, ormai è quasi impossibile togliere la Premier dalle mani di Carletto.

E non è finita, la settimana successiva Sir Charles può conquistare anche la FA Cup nel tempio di Wembley, superando così lo Specialone per numero di trofei al primo anno. Mica male.

Insomma, tra tanti musi lunghi Milanisti, spicca il sorriso di Ancelotti, uno che probabilmente aveva già capito da tempo come si sarebbero messe le cose a Milano. Negli ultimi da noi è stato accontentato poche volte e ha dovuto subire (come Leo) rimproveri assurdi da parte di Mr. President. Ha accettato da signore (come Leo), è andato via senza sbattere la porta (come Leo?). E ora merita i successi che sta per ottenere. D’altronde deve rifarsi da due anni di digiuno, mica pochi per uno come lui!

 

Spremuta l’arancia non esce più nulla.

http://images2.gazzettaobjects.it/Hermes%20Foto/2010/05/01/0L1RC0LL--620x300.jpg?v=201005012248Benedetti rigori. Diciamocelo, senza i tiri dagli 11 metri saremmo molto indietro in classifica.

Nella classica partita scialba di fine stagione arrivano i tre punti che ci strameritiamo e tranne suicidi dovrebbero consolidare un terzo posto che potrebbe, difficilmente, arrivare da domani.

C’è stata un aria strana però, pubblico contro pubblico, Allenatore contro presidente (e se anche Galliani fosse vittima di SB? Avete visto l’abbraccio a fine gara con Leonardo) e si è visto anche in campo. Fiorentina che viene a Milano col chiaro intento di rompere le scatole e ci stava anche riuscendo grazie all’ennesimo arbitro inadeguato nel nostro campionato.

C’è poco da dire sulla partita. Tanto da dire sul futuro. Vedere uno stadio che esulta per una vittoria del genere come fosse una Champions League non è rassicurante.

Nota su Thiago Silva. Reggere la baracca da solo come sta facendo è veramente da fuoriclasse.

Eppure è fondamentale

In questi giorni si sta parlando di tutto meno che delle nostre ultime tre partite. Fa più notizia la cavalcata nazional-europea dei cugini, le parole (sempre fuori luogo e sempre smentite…) di Berlusconi, gli pseudo-movimenti di mercato. Tutto tranne Milan-Fiorentina.

Eppure la gara di stasera vale. C’è da terminare una stagione nata male e che tra polemiche e stanchezza rischia di finire  anche peggio. Nel mezzo di cose buone ce ne sono state parecchie, ecco perchè rovinare tutto adesso sarebbe deleterio. Ecco perchè è il momento di stringersi attorno alla squadra. Per tutto il resto ci sarà fin troppo tempo quest’estate.

Forza ragazzi e forza Leo, ancora uno sforzo, poi sarà il momento di bilanci,  chiacchiere, addii e arrivi (?),.Ora bisogna solo stingere i denti e portare a casa il terzo posto. Servono realisticamente dai 3 ai 4 punti, non un’impresa titanica. Direi che conviene cominiciare da stasera.

Anche perchè i Viola non se la passano un granchè bene, tutt’altro. A tre partite dalla fine la Fiorentina è già tagliata fuori dall’Europa (sia Champions che E. League), il futuro di molti giocatori e dell’allenatore è incerto. Si può parlare di stagione fallimentare, sicuramente hanno peccato in discontinuità.

Sarà dunque una sfida tra due squadre col morale sotto i tacchi, perlomeno noi abbiamo l’obiettivo stagionale ancora a portata di mano.

Capitolo formazione: Dida tra i pali, rientra Bonera accanto a Thiago, Zambrotta a destra, Antonini a sinistra. Pirlo, Ambrosini e Seedorf in mezzo al campo, nel tridente offensivo certi del posto Borriello e Dinho, ballottaggio Huntelaar-Mancini per l’ultima maglia.

In sintesi: ottima occasione per chiudere definitivamente il discorso che riguarda il terzo posto. FORZA RAGAZZI!

Storie di calcio: Inter-Milan 1-1

10 aprile 1993, stadio San Siro, Milano, 27esima giornata. E’ la partita della stagione. Un Milan in evidente affanno, che aveva dominato il campionato fino a qualche settimana prima, ma che da qualche giornata pian piano stava perdendo inesorabilmente strada nei confronti dell’Inter, che aveva iniziato una cavalcata inarrestabile. Ricordo bene la tensione di quella partita, soprattutto per i milanisti, che nonostante la netta superiorità della squadra rossonera avevano la netta sensazione che l’Inter avrebbe vinto in quanto era più in forma.
Ma sono proprio queste le partite grazie alle quali Fabio Capello si è dimostrato il più grande allenatore del mondo. Don Fabio lascia fuori Savicevic e propone Papin (detto JPP) in attacco insieme a Gullit, confermando la difesa titolare ormai celebre in tutto il mondo (Tassotti-Baresi-Costacurta-Maldini).
L’Inter gioca meglio ma il risultato non si sblocca fino alla fine del primo tempo, quando Berti al minuto 44 raccoglie una punizione di Sosa e da pochi passi, di testa, infila la porta di Sebastiano Rossi.  Milanisti nel panico, il campionato sembra ufficialmente riaperto. Nel secondo tempo i rossoneri non riescono quasi mai a rendersi pericolosi, Papin delude e lascia il posto a Massaro, ma il risultato non cambia. All’83esimo, quando tutto sembrava perduto, arriva il gol-scudetto: lo firma Gullit, che con un perfetto diagonale non lascia scampo a Zenga e rimette a posto le cose.
Il risultato non cambierà più, e quel pareggio si dimostrerà poi decisivo per la conquista dello scudetto. Il Milan continuerà a perdere qualche punto (clamorosa la sconfitta contro la Juventus la settimana successiva), ma alla terz’ultima giornata arriverà un fondamentale pareggio a Cagliari che toglierà tutti i dubbi.

INTERNAZIONALE: Zenga, Bergomi, De Agostini, Berti, Paganin, Battistini, Orlando (55′ Taccola), Manicone, Schillaci, Shalimov, Sosa – All.: Bagnoli
MILAN: S. Rossi, Tassotti (27′ Nava), P. Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi II, Lentini I, Rijkaard, Papin (63′ Massaro), Gullit, Eranio – All.: Capello
Reti: 44′ Berti, 83′ Gullit
Arbitro: Pairetto

Destinazione Madrid – 5° puntata: La finalina

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Quinta puntata della rubrica, a conclusione della due giorni di semifinali. La finale è quella che tutti si aspettavano, Inter – Bayern Monaco, ovvero le due squadre più aiutate dalla UEFA in questa Champions League. Ma andiamo con ordine.

Lione – Bayern Monaco 0-3

Un’incredibile prova di forza del Bayern. 3-0 alla Gerland non è cosa di tutti i giorni, soprattutto senza il proprio giocatore simbolo. Non c’è mai stata partita, dal 1′ al 90′ si è giocato quasi sempre a una porta sola con Olic nel ruolo di mattatore della serata con 3 gol che gli garantiscono probabilmente il posto da titolare nella finale. Nient’altro da dire su questa partita. Il risultato parla da solo. 4 gol al Lione, la squadra che aveva eliminato il Real Madrid. Ma a Madrid ci vanno i Bavaresi.

Barcellona – Inter 1-0

La ‘partita del secolo’ si è rivelata una delle più brutte partite di calcio della storia. Parlare di calcio su questa partita vuol dire insultare chi l’ha inventato. In campo l’antisportività ce l’ha messa tutta l’Inter, perdendo tempo dal primo al novantesimo minuto e chiudendosi nel più vergognoso catenaccio che la storia del calcio ricordi, a coronamento la manata di Thiago Motta e l’entrata killer di Chivu su Messi, mentre Snejider simulava dall’altra parte del campo, così come Maicon che era a terra fuori ed è rientrato per accasciarsi nel terreno di gioco. Per il resto sembravano le nostre partite a San Siro contro la piccola di turno. Barcellona che doveva vendere cara la pelle completamente sottotono, senza corsa, senza inserimenti palla a terra, molto con il tiro dalla distanza. E’ stato un torello senza fine che avrebbe portato a due gol se non fosse che De Bleckeere decide di inventarsi un fallo di mano di Yaya Touré su braccio attaccato al corpo. Se l’anno scorso il Barça aveva defraudato il Chelsea di una semifinale, stavolta ad essere stati defraudati sono stati gli stessi catalani. Il lavoro sporco era già cominciato a San Siro una settimana fa. Il totale è 3-2. Ma solo uno di questi 5 gol è in fuorigioco, e nonostante i tentativi di mistificazione della realtà da parte di alcuni cronisti e giornali non è quello di oggi. E’ forse tornata la grande Inter delle pilloline dopanti (vedi giocatori di 38 anni che corrono come se ne avessero 20) e delle Mercedes ai direttori di gara?

Che finale ci aspetta il 21 Maggio? Probabilmente una delle più brutte della storia. Inter e Bayern sono due squadre che hanno poca costruzione di gioco e mirano soprattutto a distruggere l’altrui. Ci aspettavamo squadre che giocassero un calcio vero come Barcellona, Manchester United, Chelsea e Real Madrid. Ma a quanto pare la UEFA ha voluto diversamente. Chi sarà strafavorito dall’arbitro in finale? Se vince il Bayern vado all’Oktoberfest a piedi.

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